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Anguria

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L'Anguria

In Cucina con Vera
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Benvenuti su in cucina con vera!

Arriva lestate e ci porta la frutta stagionale fresca ideale per pasti e spuntini.

Oggi vedremo l’anguria, una delizia capage di soddisfare la nostra sete la nostra voglia di fresco.

Approfittiamone quando in autunno sono di stagione e utilizziamoli per preparare una sana colazione o una merenda, scopriamo tutte le proprietà, i benefici per la salute e calorie dei cachi.

L’anguria si distingue dagli altri frutti per le proprie massicce dimensioni, oltre chiaramente per il peso, che talvolta raggiunge addirittura i 20 chili: ad ogni modo, la qualità del frutto non è sempre proporzionale al peso.

Descrizione

Il cocomero è una pianta annuale, con fusto erbaceo rampicante, foglie grandi e pelose con tre lobi, fiori maschili e fiori femminili, frutto voluminoso rotondo oppure ovale; il peso varia da 10 a 20 kg.

Il frutto è una falsa bacca (peponide), assai massiccio; la buccia è liscia, dura e relativamente sottile, di colore verde con varie striature e chiazze più chiare, bianche o giallastre; l’interno è di colore rosso (o, meno frequentemente, giallo, arancio o bianco a seconda della varietà) e ricco di semi, che possono essere neri, bianchi o gialli.

La polpa è costituita per oltre il 90% di acqua e contiene anche un discreto quantitativo di zuccheri, soprattutto fruttosio, e vitamine A, C (81 mg per 100 g di frutto), B e B6.

I frutti sono disponibili esclusivamente nel periodo estivo, da maggio a settembre.
Particolare varietà di cocomero a polpa gialla.

Al 2008 esistono più di 1200 cultivar di cocomero che producono frutti di peso variabile tra meno di 1 kg e più di 90 kg; la polpa può essere rossa, arancione, gialla o bianca. In Italia e Giappone sono stati prodotti cocomeri dalla forma cubica o piramidale; la forma inusuale viene ottenuta facendo crescere i frutti all’interno di recipienti di vetro in modo da fargli assumere la forma del contenitore

L’epiteto specifico lanatus si riferisce alle parti lanose della pianta giovane.
Nomi locali italiani

pateca

anguria

cocomero

cetrone

mel(l)one d’acqua

zipangolo

sarginesco

sandia

Il nome cocomero, prevalente in Italia centrale, deriva dal latino cucumis, “cetriolo”.

Il nome anguria, comune in Italia settentrionale e in Sardegna, deriva invece dal greco tardo ἀγγούριον (angoúrion, “anguria”, “cetriolo selvatico”) ed entra nel lessico della lingua italiana in epoca bizantina attraverso l’Esarcato di Ravenna. Oggi in greco moderno αγγούρι (angúri) significa “cetriolo.

Il nome melone d’acqua o mellone d’acqua (la specificazione serve per distinguere questa pianta dal mellone di pane, Cucumis melo) diffuso in Italia meridionale, deriva dal francese melon d’eau, a sua volta dal latino mēlōne(m).
Produzione mondiale di cocomero

In Sardegna viene anche usato il nome sardo síndria che è un termine catalano di origine araba.

Il tipo pateca, comune in Liguria, deriva dal francese pastèque, a sua volta dal portoghese pateca, dall’arabo بطيخه baṭīḫa “cocomero”. Il tipo cetrone, abruzzese, deriva dal latino citrium, “cetriolo”. Il tipo sandia, comune in Sardegna, deriva dallo spagnolo sandía, a sua volta dall’arabo سِنْدِيَّة sindiyya, dal sanscrito सिंधु sindhu “regione del Sindh”.

In tutto il Salento è conosciuto come sarginiscu (saracinesco), come riportato dal vocabolario dei dialetti salentini di Gerhard Rohlfs.

Nelle Marche il cocomero viene chiamato cucumbra, dal latino cucumis, “cetriolo”.

Zipangolo (giovanili, zuparacu, pizzitangulu) della Calabria non hanno un’etimologia certa. Il termine Zipangolo potrebbe provenire da Cipango o Zipangu, l’antico nome del Giappone, area di notevole diffusione del frutto.

Il termine “zuparacu” (calabrese, specialmente della provincia di Catanzaro), viene da alcuni spiegato come “lo zio parroco”, con riferimento alle lunghe file ordinate e rettilinee dei semini neri, che ricordano i bottoni delle tuniche sacerdotali.

In Abruzzo viene chiamato Citrone (lu Citron’).

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Storia

David Livingstone, un famoso esploratore dell’Africa, riportò che la pianta del cocomero cresceva abbondante nel deserto del Kalahari, dove sembra che esso abbia avuto origine. Lì il frutto cresce selvatico ed è conosciuto come tsamma (Citrullus lanatus var citroides).

La pianta è riconoscibile per le sue foglie particolari e per l’elevato numero di frutti che produce, fino a cento per ogni esemplare. Per questa ragione è una fonte di acqua abituale per gli abitanti della zona, oltre a fungere da cibo sia per gli uomini sia per gli animali.
Pianta di cocomero con frutti e tipiche foglie

Non è dato sapere quando il cocomero sia stata coltivato per la prima volta, ma il primo raccolto ad essere stato registrato è documentato in alcuni geroglifici nell’Antico Egitto e avvenne quasi 5000 anni fa. Il frutto veniva spesso deposto nelle tombe dei faraoni come mezzo di sostentamento per l’aldilà. Nella mitologia egizia il cocomero aveva origine dal seme del dio Seth.

Nel X secolo d.C. il cocomero era coltivato in Cina, attuale primo produttore mondiale.

Presso i beciuani la pianta è conosciuta con il nome di lerotse ed è considerata sacra, con foglie purificanti. Come scrive James George Frazer ne Il ramo d’oro[23] fra i beciuani è d’obbligo purificarsi prima di consumare i nuovi raccolti.

La purificazione avviene in gennaio, all’inizio del nuovo anno, in un giorno stabilito dal capo tribù: tutti i maschi adulti tengono le foglie del lerotse in mano e le schiacciano, ottenendone un succo che applicano agli alluci e all’ombelico; poi ciascuno di essi si reca alla propria abitazione e spalma tutti i membri della propria famiglia con questo succo.

Solo dopo che questa purificazione è stata completata, la gente è libera di mangiare i nuovi raccolti.

Caratteristiche Nutrizionali

Come abbiamo visto, l’anguria rientra nella categoria degli alimenti più dissetanti e rinfrescanti in assoluto: tant’è vero che è costituita da oltre il 93% di acqua, e fornisce pochissime calorie (solo 16 per 100 grammi di prodotto, ancor meno rispetto al melone).

Nell’anguria si contano all’incirca 3,7 grammi di zuccheri per etto di frutto, 0,4 di proteine e 0,2 di fibre.
Per i motivi sopra elencati, l’anguria è un ottimo alleato nelle diete ipocaloriche; ad ogni modo, il consumo eccessivo è sconsigliato ai pazienti diabetici.

L’anguria è fonte di vitamine antiossidanti (A e C), vitamine del gruppo B (B6) e sali minerali, in particolare potassio, fosforo e magnesio (rispettivamente, 112, 11 e 10 mg/100g di prodotto).

Se dissetante è una proprietà, allora l’anguria è la capostipite tra i frutti, considerata la smisurata quantità d’acqua in essa presente.

Anche la proprietà depurativa si confà perfettamente all’anguria: tant’è che per alcuni popoli Africani, i beciuani, il frutto viene esaltato persino come sacro e purificatore. [tratto da http://it.wikipedia.org/]
L’attività depurativa dell’anguria è direttamente correlata a quella diuretica: stimolando la diuresi, nell’organismo viene infatti favorita l’eliminazione delle scorie in eccesso.
La modica quantità di sali minerali e vitamine presente nell’anguria rappresenta un utile rimedio naturale – seppur blando – contro stati di stanchezza, affaticamento fisico e stress, tipici dei mesi estivi.

Essendo ricca di potassio, l’anguria è consigliata anche alle persone che lamentano disturbi estivi legati ad alterazione della pressione osmotica, ritenzione idrica, eccitabilità neuromuscolare e lievi alterazioni della ritmicità del cuore.
Per la presenza di vitamine, sostanze antiossidanti e carotenoidi, l’anguria rientra tra i frutti studiati dalla ricerca in questi ultimi anni come possibile – ma non ancora dimostrato – rimedio nella prevenzione di tumori.

L’anguria, da consumarsi preferibilmente lontano dai pasti perché tende a rallentarne la digestione, fornisce una certa sensazione di sazietà: a tal proposito, rappresenta un ottimo ausilio per tenere sottocontrollo la fame in quelle persone che, non riuscendo a controllarla, tendono a sovralimentarsi.
I semi di anguria vantano blande proprietà lassative.

fonte: myperonaltrainer

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